Si tratta di un compito cognitvo-motorio per superare una specifica disfunzione di movimento ed efficace per trattare i sintomi e segni della condizione.
Come fisioterapisti possiamo proporre ai pazienti attività non funzionali oppure attività terapeutiche funzionali, cioè quelle che usano compiti dinamici e funzionali tratti dalla vita quotidiana per migliorare i range di movimento o la forza.
L’esercizio o le attività diventano terapeutiche nel momento in cui si indirizzano specificatamente a disturbi o lesioni dell’apparato muscolo-scheletrico o di altri apparati di un paziente e presentano una precisa posologia (volume, intensità, tipologia e durata della contrazione che tenga conto della soglia del dolore e della sua latenza) a seguito di un ragionamento clinico ed esame obiettivo da parte del fisioterapista.
La ricerca suggerisce che l’esercizio terapeutico è capace di gestire il dolore agendo sui suoi meccanismi modulatrici;
- ipoalgesia,
- riduzione della sommazione temporale degli stimoli nocicettivi,
- alterazione della percezione del dolore.
L’esercizio generale, quale sottocategoria dell’attività fisica , quindi non terapeutico, si indirizza alla fitness del soggetto con il fine di migliorare o mantenere una o più componenti della adattabilità fisica (fonte OMS) nel soggetto senza disturbi quindi sano.
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